Curare la parodontite

La terapia della parodontite è suddivisa in due fasi: la terapia attiva e la terapia di supporto (o terapia di mantenimento). La terapia attiva (non-chirurgica o eventualmente anche chirurgica) ha l’obiettivo di arrestare la parodontite e controllare tutti i fattori di rischio per la sua progressione. La terapia di supporto ha l’obiettivo di mantenere nel tempo la salute parodontale ristabilita dalla prima fase.

Terapia parodontale non chirurgica

La terapia parodontale non-chirurgica (o terapia causale) prevede:

  • la rimozione della placca e il tartaro che aderisce sui denti (sia nella parte dentale che emerge dalla gengiva sia all’interno del solco gengivali nelle”cosiddette” tasche parodontali);
  • la riduzione dell’infiammazione gengivale (sanguinamento);
  • il controllo delle aree più soggette a ricolonizzazione batterica (es. tasche, protesi imprecise, etc);
  • il controllo dei fattori di rischio del paziente (es. fumo, diabete);
  • istruzioni di igiene orale domiciliare personalizzate (in funzione delle necessità cliniche del paziente);
  • cura di altre infezioni del cavo orale, se presenti (es. carie, granulomi);
  • correzioni dei fattori irritanti locali (es. otturazioni imprecise o mal eseguite che possano facilitare l’accumulo di placca batterica)

La terapia parodontale non-chirurgica è generalmente seguita dopo alcune settimane (circa 8-12 al fine di dare tempo ai tessuti di guarire) da una visita di rivalutazione, in cui il parodontologo verifica i risultati conseguiti, confrontando le condizioni di salute del paziente e della sua bocca con quelle iniziali, mediante il sondaggio parodontale e l’esame radiografico, che permettono una valutazione oggettiva del trattamento eseguito. Quando l’infiammazione è stata risolta ma permangono gli esiti della malattia (le tasche parodontali) può rendersi necessaria la terapia chirurgica parodontale.

Essa ha come obiettivo principale l’accesso diretto alle radici e ai difetti ossei per una rimozione più completa ed efficace dell’infezione parodontale. In funzione delle specifiche esigenze del caso clinico, la terapia parodontale chirurgica può raggiungere anche altri obiettivi: ridurre/eliminare le tasche patologiche residue dopo terapia causale, rigenerare i tessuti di sostegno dei denti (ove indicato), migliorare l’estetica (ove indicato).

Terapia parodontale di supporto

Una volta ottenuto il controllo della parodontite con la terapia parodontale attiva, viene impostata una terapia parodontale di supporto individualizzata per il paziente. La terapia parodontale di supporto (o di mantenimento) ha lo scopo di prevenire la recidiva e la progressione (ulteriore perdita dei tessuti di sostegno dei denti, perdita di denti, etc) della parodontite. Essa prevede appuntamenti con frequenza variabile (2-6 mesi) in funzione delle necessità cliniche di ogni paziente. Ad ogni seduta vengono monitorati l’accuratezza dell’igiene domiciliare e il controllo dei fattori di rischio; viene eseguita la rimozione professionale di placca e tartaro e ci si assicura che non ci siano recidive dell’infezione parodontale.

Per rendere più efficace il controllo della parodontite, può essere utile ripetere a cadenza periodica, oltre al sondaggio parodontale, anche un esame radiografico.

Oltre a quanto svolto dal dentista, è fondamentale che il paziente mantenga i denti puliti usando correttamente e quotidianamente spazzolino, scovolino e filo interdentale. In questo modo la malattia si ripresenta con maggiore difficoltà ed in forma meno grave. In altre parole, generalmente, mantenendo la bocca pulita e limitando il fumo si evita la recidiva della malattia.

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